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La festa della Madonna (di) Rivinusa
Il 21 novembre ricorre la festa della Madonna Rivinusa, raffigurata in un quadro di ignoto pittore conservato nella Chiesa del XIV secolo dedicata a San Luca. Circa l'appellativo di "rivinusa" la congettura più attendibile è quella che esso provenga da "Ravanusa" e che in dialetto diverrebbe "Rivinusa".
Tale congettura trova il suo fondamento nel bassorilievo, di probabile epoca normanna, che è ancora oggi incastonato nel muro di un'abitazione sita nei pressi della chiesetta di San Luca.
Nel bassorilievo è raffigurato, prostrato in ginocchio in preghiera alla Madonna, secondo l'iconografia bizantina, il Conte Ruggero I d'Altavilla che nel 1086 con il suo esercito normanno sconfisse, presso Ravanusa, in provincia di Agrigento, gli arabi, chiamati anche saraceni o musulmani. Il conte riuscì nella sua impresa grazie alla Vergine Maria che venne in aiuto dei normanni in difficoltà, poiché a causa del caldo erano assetati e privi di acqua. La leggenda narra che la Madonna fece sgorgare una fonte presso un albero di fico, così i soldati si poterono dissetare e, ritrovate le forze, sconfissero i saraceni. Il conte, in segno di riconoscenza alla Vergine, fece edificare una chiesa, dedicandola alla Madonna del Fico o della Fonte, di cui resta solo la memoria.
Un altro indizio circa la validità di questa ipotesi è testimoniato dall'affresco del soffitto del Santuario di Maria SS. Assunta, presso il Convento dei Frati Minori di Ravanusa, che rappresenta la stessa scena del bassorilievo, ma in maniera simmetrica, speculare, come scrive il professore Giuseppe Terregino in un articolo pubblicato sul "Centro storico" del mese di febbraio del 2005.
Tuttavia resta ancora da chiarire come questa devozione alla Madonna Rivinusa sia approdata a Mistretta, in quanto non abbiamo alcuna testimonianza che possa indicarne l'origine. E' però pensabile che degli amastratini emigrati presso Agrigento, conosciuta tale tradizione e affascinati dal culto alla Vergine, una volta tornati a Mistretta, abbiano voluto trapiantare questa tradizione nella loro città natale.
Nina Valenti